Vive tra Natal, Londra, Singapore, Toronto, Dubai e Montecarlo, è proprietario di una società immobiliare che fattura più di un miliardo di dollari all’anno, è un fighter semi-professionista e ha comprato una società di calcio al prezzo di un euro e cinquanta: chi è? Signore e signori, forse lo conoscete già, di sicuro ne sentirete parlare, si tratta del gigante brasiliano naturalizzato inglese (ma di origini italiane) Anthony Armstrong Emery, 45enne magnate da poco meno di un anno proprietario del Monza, squadra da lui comprata a un prezzo simbolico dall’amico Clarence Seedorf con un intento ben preciso: portare la squadra brianzola in Serie A. Quando si è presentato l’anno passato, a maggio, dichiarò sprezzante:
“Sono una persona seria. In questi giorni mi presento a tutti, al sindaco ed ai tifosi. Ho un figlio di un anno e mezzo e una di 25, la residenza a Montecarlo, guido una Ferrari 458. Parlo portoghese, inglese, spagnolo e capisco l’italiano. Adoro Ronaldinho, ma ho giocato da volante e come presidente preferisco gente di sostanza come il nostro Valagussa (centrocampista classe ’93, ndr). Non sono ricco come Abramovich, ma farò del Monza un piccolo grande Chelsea”.
Dalle parti del Brianteo, ancora scottati dalla gestione Seedorf, lì per lì ci hanno creduto poco: un omaccione straricco, già proprietario di un club brasiliano (l’Alecrim), che ha puntato sul Monza “per l’appeal della città in quanto sede di un Gran Premio di Formula 1“. Ma dopo la presentazione in pompa magna e dei play-off di Seconda Divisione persi solo in finale contro il Venezia (ma sarebbe stata promozione diretta in Prima Divisione senza penalizzazione di sei punti), quest’anno la squadra si è rafforzata seriamente per centrare l’obiettivo dichiarato senza mezzi termini, approdare nella Lega Pro Unica. Con alla guida l’ex tecnico della Primavera del Torino, l’ex centrocampista granata Antonino Asta, la squadra è stata rafforzata coi vari Grauso, Polenghi, Gasbarroni, Sinigaglia, Allegretti e Said (l’anno passato gol in Serie A col Genoa) e in scioltezza ha staccato il pass per la terza serie.
Non solo, ha raggiunto anche la finale della Coppa Italia di Lega Pro persa contro la Salernitana (0-1 a Monza, 1-1 all’Arechi), e proprio alla vigilia della sfida di ritorno ha licenziato all’improvviso il direttore sportivo Gianluca Andrissi, sostituito da Mauro Ulizio. I motivi? Dissapori sulla programmazione prossima ventura, col signor Armstrong Emery che l’anno prossimo vorrà centrare la promozione in Serie B: per questo Asta non basta più (perdonate il bisticcio di parole), il numero uno monzese vuole un allenatore di esperienza, di categoria superiore. Contatti avviati con Zdenek Zeman, che avrebbe già rifiutato, più realistica la pista che porta a Marco Giampaolo, la verità – e non solo suggestione – è che dal capoluogo brianzolo cercano con insistenza Andrea Stramaccioni.
Accetterà l’ex enfant prodige dell’Inter? “Voglio fare di Monzello una academy sul modello britannico dove far crescere talenti. E portare la prima squadra il più in alto possibile. Anche in Serie A” diceva qualche tempo fa Armstrong Emery, una dichiarazione d’intenti che potrebbe far gol a molti allenatori, con un portafogli pieno di soldi da investire e ambizioni non seconde a nessuno. E allora chissà che Stramaccioni alla fine un pensierino serio non ce lo faccia, con l’opportunità di guidare un’auto molto potente contro avversarie meno attrezzate, la possibilità di fare esperienza e cominciare la vera gavetta: sarebbe clamoroso, ma neanche così tanto.
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